I corpi presentano tracce di violenza carnale

di Sergio Martino (1973)

durata: 90’
produzione: italia
cast: Suzy Kendall, Tina Aumont, Luc Merenda, John Richardson, Roberto Bisacco, Carla Brait, Ernesto Colli, Vincenzo Crocitti, etc
sceneggiatura: Ernesto Gastaldi, Sergio Martino
fotografia: Giancarlo Ferrando
musica: Guido e Maurizio De Angelis

Premessa: in origine “I corpi NON” presentavano… poi esigenze produttive hanno imposto questa modifica nel titolo in netta antitesi con il modus operandi del serial killer, così come alcune inquadrature piccanti piuttosto didascaliche o i feedback dell’infervorata compagine paesana (tra cui un cammeo del compianto Crocitti). Ma quel che conta è che la pellicola di Martino funzioni tutt’oggi che la tecnologia effettistica farebbe apparire quasi ingenue alcune soluzioni visive adottate; così come ebbe successo allora, quando aprì la strada al cinema slasher statunitense. Il valore aggiunto di esser stato poi concepito in un periodo del nostro cinema di genere dove il contrattempo o la difficoltà tecnica era stimolo creativo e non zavorra per la messa in scena (su tutti la facciata della villa arroccata in cartapesta che da lontano sembrava vera al punto da animare lo spirito antiabusivista del sindaco del paese…) hanno poi contribuito a crearne meritatamente il mito. Mito poi accresciuto -come nel precedente caso di Bava e il suo seminale “Reazione a catena”- da Tarantino. Contrariamente al modello argentiano – da cui eredita l’incantevole Kendall, così come riferimenti a traumi infantili, bambole, dettagli forvianti o la classica ‘mano guantata’ o perfino la scelta di una città dal sapore culturale internazionale (l’architettonicamente poliedrica Perugia) per le location esterne della prima parte – la componente gialla non è particolarmente cervellotica e gli omicidi non raggiungono un’analoga e psicotica efferatezza. Tuttavia eclettismo del regista, competenza tecnica dello staff (non ultimo l’impianto scenografico, notevole per ricchezza di dettagli veristici), buon gusto e alcune intuizioni innovative (es. la stessa ‘maschera’ dell’omicida, insolitamente chiara), consegnano momenti iconici come la sequenza della chiave che viene raccolta dalla toppa o l’adozione di un silenzio pressoché totale per le claustrofobiche scene finali che vedono l’assassino nella villa intento a ‘smaltire’ i cadaveri o perlustrare gli ambienti. Commento sonoro degli storici Fratelli De Angelis più memorabile per i momenti minimali (es. la semplice modulazione ascendente di piano quando l’Aumont osserva sospettosa le persone o il motivo incalzante giocato su flauto e timpano/tom di batteria che accompagna l’assassinio della coppietta in auto o quello nella suggestiva ripresa dell’omicidio nella palude) che per gli arrangiamenti altrove necessari a sottolineare l’atmosfera di disinibizione sessuale del periodo. Cammeo  dello sfortunato Ernesto Colli nel ruolo di un connivente venditore ambulante.

La pellicola – altrimenti nota all’estero come “Torso” (immagino in riferimento a quanto restava dei corpi dopo l’intervento con la sega da parte del serial killer) – è stata restaurata per il mercato blu ray dall’instancabile Shameless (tiratura limitata a 5000 copie numerate).

A cura di Luigi Maria Mennella © 2023.

<< INDIETRO


© Articolo di Luigi Maria Mennella. Deposito n° 206543 presso il Patamu Registry. Tutti i diritti riservati.
© Immagini (utilizzate ai soli fini di divulgazione culturale senza scopo di lucro) dei rispettivi autori, ai sensi dell’art.70 comma 1 bis, art. 70 cit.

Se hai apprezzato l'articolo, condividilo. Grazie.
post precedente

L’uomo dei cinque palloni

post successivo

Il Diavolo in blu

Translate »